Il presidente iraniano Ahmadinejad ha messo sottosopra l'Assemblea dell'Onu del 23 settembre. Ha criticato il capitalismo spietato dell'attuale economia e il progressivo distacco dell'uomo dai valori fondanti, a partire da quelli religiosi. Ma il punto clou del discorso è stata la denuncia del sistema di propaganda contro il terrorismo, male oscuro che pareva minacciare il mondo intero dopo l'attacco alle Torri Gemelle. E proprio sull'11 settembre Ahmadinejad ha voluto porre la questione della necessità di un'inchiesta seria, considerato che la versione ufficiale è ormai sostenuta solo dal governo statunitense, mentre la maggior parte della popolazione americana (e mondiale) è convinta che l'attentato sia stato organizzato dai servizi segreti per risolvere la situazione economica o che comunque il governo abbia collaborato con il gruppo terrorista, traendo vantaggi dall'operazione.
Naturalmente, appena nominate le parole proibite "11 settembre" i rappresentanti degli Stati Uniti sono usciti dall'aula del Palazzo di Vetro, seguiti da altri europei. Quale esempio di democrazia, si rifiutano non solo di rispondere a qualsiasi domanda in proposito ma proprio non permettono la messa in discussione del dogma della nuova era.
Ma il presidente iraniano non si è fermato qui; ha parlato del nucleare, chiedendo "nucleare civile per tutti, nucleare militare a nessuno" e ricordando che membri appartenenti al Consiglio di Sicurezza, oltre ad Israele, sono in possesso di armi nucleari. Il 2011 dovrebbe essere l'anno del disarmo mondiale.
Infine ha concluso mostrando agli astanti i due "libri sacri", la Bibbia e il Corano, e ribadendo eguale rispetto per entrambi.
Ahmadinejad, che ci è stato presentato dai media come un personaggio diabolico, e in parte lo sarà ma non meno di certi americani che si spacciavano per "esportatori di democrazia", nonostante le manipolazioni delle sue dichiarazioni, che ogni volta creano dibattiti e scandali su qualsiasi materia, a volte sono in parte condivisibili e potrebbero far riflettere.
Per esempio per quanto riguarda la questione di Sakineh, processata per l'omicidio del marito, e non condannata alla lapidazione per adulterio come alcuni ci hanno raccontato, non ha tutti i torti quando fa notare che negli USA proprio in questi giorni una donna, Teresa Lewis, cui era stato diagnosticato un disturbo mentale borderline, è stata giustiziata per aver organizzato l'omicidio del marito (i due assassini invece sono stati condannati all'ergastolo). La domanda è: perché tanto accanimento nei confronti del regime iraniano, mentre per una pena capitale decisa negli States si mantengono toni relativamente bassi? Se si è contro la pena di morte bisogna denunciare entrambi i casi con la stessa fermezza. L'unica differenza tra Stati Uniti e Iran è che nei Paesi mediorentiali l'idea di Stato laico è ancora molto lontana. Ma per Sakineh abbiamo detto che non si tratta di un'accusa di adulterio, che la shari'a punisce con la lapidazione, quindi non si può attaccare il fondamentalismo islamico questa volta. Inoltre negli ultimi anni la lapidazione non è più stata attuata come pena in Iran, perché proibita per legge, e tutte le esecuzioni vengono eseguite per impiccagione. La stessa cosa non si può dire per altri Stati arabi di cui non si sente parlare mai, forse perché sono "nostri alleati", come l'Arabia Saudita.
Altra questione di cui in questi mesi si è parlato spesso, soprattutto in seguito a dichiarazioni di Ahmadinejad: il Trattato di Non Proliferazione proibisce ad altri Paesi di aumentare l'uso del nucleare civile, ma vi sono alcuni Stati che sono in possesso della maggior parte delle armi atomiche mondiali. Insomma, a me cosa cambia se ad avere un arsenale di missili di uranio è il governo degli Stati Uniti piuttosto che Putin o un Ahmadinejad?! Nessuno dovrebbe essere in possesso di queste armi di distruzione di massa, punto. Mi si dirà che il presidente dell'Iran è uno squilibrato, è Mefisto in persona, ma per quale motivo siamo portati a pensare questo? E attenzione non sto metttendo in dubbio la "mefistofelicità" del personaggio, che è alquanto controverso, ma il motivo, le informazioni che ci hanno portato a costruirci una determinata immagine di lui. Chi punta i riflettori? Chi sceglie le dichiarazioni su cui aprire dibattiti? Chi decide di iniziare campagne televisive per la difesa dei diritti umani in uno Stato piuttosto che in un altro? Esiste solo l'Iran? Esiste solo Ahmadinejad? Possibile che sia l'unico presidente-dittarore di quei Paesi ad uscirsene con una cazzata a settimana? Oltretutto dovremmo sempre pesare le sue parole e misurarle con il contesto in cui vengono espresse...e in Iran il potere è controllato dagli ayatollah.
Vi invito a riflettere di più e senza pregiudizi su tutte le notizie che ci vengono proposte dai media ufficiali e magari a cercare altre versioni, altri punti di vista, altre opinioni. Sentire prima tutte le campane per capire esattamente la scala musicale originale.
In passato alcune dichiarazioni di Ahmadinejad sono già state manipolate dai giornali, come quando gli era stata attribuita una frase infelice sull'Israele che sarebbe scomparso "dalle carte geografiche" in breve tempo, mentre lui aveva parlato di "sparire dalle scene"... e il concetto cambia. Insomma, non stiamo parlando dell'ultima dichiarazione di Gasparri, che anche se cambi una parola non stravolgi nulla perché non dice nulla. Avendo a che fare con un protagonista di primo piano della politica internazionale degli ultimi anni, o almeno così ci viene dipinto, se traduci "from the scene" con "carte geografiche", rischi di destabilizzare gli equilibri mondiali, creando polemiche, pregiudizi e astio verso quell'area di pensiero che rappresenta...
Intanto vi segnalo anche una nuova iniziativa di Lo Sai, stavolta in format radio, con musica su signoraggio, informazione manipolata, rivoluzioni possibili... LoSaiOnAir