domenica 18 luglio 2010

8 per Mille alla Chiesa Cattolica, volens nolens

L'8 per Mille fu istituito nel 1985 in occasione del nuovo concordato tra Stato e Chiesa, firmato dal Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi e dal Segretario di Stato del Vaticano Agostino Casaroli. Il testo è frutto della collaborazione del cardinale Attilio Nicora e del professor Francesco Margiotta Broglio.
Fino all'84 i preti percepivano la congrua, una specie di stipendio dello Stato italiano deciso da Mussolini. All'inizio delle trattative per il nuovo patto la Chiesa voleva il finanziamento sulle teste dei preti, ma in previsione del calo di vocazioni e su proposta dello Stato si optò per una forma di finanziamento del clero, garantendo così un'entrata più o meno fissa. Il calcolo per stabilire la cifra sull'Irpef venne fatto fare all'Anagrafe Tributaria da un certo Giulio Tremonti, il quale aveva già capito su chi poteva fare affidamento per il pagamento delle tasse. Infatti, onde evitare di spingere la Chiesa e le altre confessioni a correr dietro ai ricchi, attività molto faticosa e poco redditizia, si pensò bene di prelevare l'obolo al gemellato Vaticano direttamente dai portafogli dei soliti noti: pensionati e lavoratori dipendenti, i cui contributi costituiscono la bellezza dell'82% dell'8 per Mille. Anche perché quando è tutto scritto in busta paga non si può scappare.

Ora, come funziona il meccanismo? Il 60% degli italiani in realtà non sceglie di dare l'8 per Mille alla Chiesa Cattolica, ma il meccanismo proiettivo fa sì che la volontà di poche firme decida per tutti. Così chi non esprime esplicitamente una scelta diversa nella dichiarazione dei redditi, finisce comunque per dare i suoi soldi al Papa.
Lo Stato si prende il suo misero 10%, qualche spicciolo alle religioni degli dei minori e alla Cei va il 90% del computo generale.
E chi destina l'8 per Mille ai porporati sa cosa ne fa la Chiesa di quel denaro?
La maggior parte dei fedeli si fida ciecamente. Bravi.
Se un fedele non si fida che fedele è? (la metafora delle pecore è sempre stata molto calzante, sin dai tempi di Gesù Cristo).
Del resto vedendo gli spot in tv (avete presente? "con l'8 per mille alla Chiesa Cattolica avete fatto molto, per tanti") Satana in persona si commuoverebbe.
Nella realtà dei fatti, che non sempre corrisponde al mondo fantasy delle televisioni, la ripartizione è:
  • 20% per la carità. Ripeto: 20%. Una percentuale da capogiro se stessimo parlando di saldi fuori stagione;
  • 35% per il sostentamento del clero, perché giustamente non di solo Spirito Santo vive un uomo;
  • 45% per le esigenze di culto.
Oltre a queste voci poi c'è una serie di fondi a discrezione, che ad esempio nel 2008 ammontavano a 80 milioni di euro.
La Cei spende 9 milioni di euro ogni anno per la pubblicità.
Dopo il terremoto a L'Aquila ha stanziato 5 milioni di euro, per Haiti 2 milioni.
Nel 2009 la Chiesa ha percepito tramite l'8 per Mille 1 miliardo e 9 milioni di euro, quando nel '90 erano stati 210 milioni, senza che vi sia stato un sostanziale aumento dei cittadini che scelgono liberamente le Vie del Signore (quello vestito di bianco che gira in limousine, dell'altro ormai si sono perse le tracce da tempo immemorabile). Il sistema-Tremonti basato sul gettito complessivo di Irpef funziona.

Lo Stato, da par suo, non fa pubblicità per il suo 8 per Mille che, almeno secondo regolamento, dovrebbe essere destinato per la fame nel mondo, le calamità naturali e spesso anche per la manutenzione di beni ecclesiastici (che giustamente sono patrimonio artistico della nazione, soprattutto quando sono da restaurare), anche se poi a ben vedere nel 2004 servì a finanziare la missione militare, di pace pardon, in Iraq. Insomma non si impegna granché per fare concorrenza, anzi.

Quindi grazie ad un meccanismo proiettivo i discepoli decidono per tutti, e magari un ateo, un buddhista, un adoratore del Dio Po, si ritrova a donare, magari anche a sua insaputa, una parte del suo stipendio o pensione a San Pietro. E' l'idea tutta italiana di Stato laico, bellezza.
E questi cittadini perché non scelgono? Probabilmente perché poco informati. E molto probabilmente perché tutto sommato pensano che la Chiesa li userà comunque per opere di bene.

La Chiesa Cattolica che non è formata esattamente da francescani, se volesse fare opere di bene, potrebbe benissimo disporre dei soldi che ha. Lo Stato del Vaticano, che detto tra parentesi non avrebbe ragione di esistere, ha 3 bilanci:

  • la Santa Sede, con 2700 dipendenti;
  • lo Stato Vaticano, che comprende 1800 lavoratori, il funzionamento della giustizia e della sicurezza, e i musei;
  • e l'Obolo di San Pietro, cioè le offerte personali al Papa, che nel 2008 ammontavano a 75 milioni di dollari, in diminuzione rispetto all'anno precedente ma che restano una cifra mica da ridere.

E' curioso notare che il Vaticano non ha un sistema tributario e che la maggiore entrata sono i Musei Vaticani.
Come se non bastasse per condurre una vita il più possibile vicina al Vangelo, Propaganda Fide, il ministero vaticano che coordina le missioni nel mondo, dispone di un patrimonio immobiliare del valore di circa 8 miliardi di euro che comprende anche alcuni palazzi molto rinomati nel centro di Roma, in cui sono affittati appartamenti a noti bisognosi come Bruno Vespa, Augusto Minzolini, Cesara Buonamici, Innocenzi, Vito Riggio presidente della Enac: non sembra sufficiente essere benestanti per poter abitare lì, bisogna anche far parte della classe dirigente.

Ciliegina sulla torta, lo Ior, la banca-non-banca ma istituto che però si comporta come una banca italiana anche se sarebbe estera, che non ha mai rispettato le convenzioni internazionali antiriciclaggio e da trentacinque anni viola ogni regola effettuando movimenti anonimi su conti segreti.

Insomma la Chiesa Cattolica non ha bisogno di essere aiutata dallo Stato, o quantomeno se in passato l'affaire era giustificato dal fatto che la Chiesa suppliva a determinate funzioni assistenziali dove lo Stato non arrivava (per esempio gli asili pubblici gestiti dalle suore), ora questi presupposti sono venuti meno. Per cui che se la mantengano i fedeli se vogliono. Perché mai un ateo dovrebbe contribuire al "sostentamento del clero" e alle "esigenze di culto" di un ente che dispone di un patrimonio immenso, paradiso fiscale annesso?

La Chiesa Valdese per esempio, non utilizza i suoi fondi per attività religiose, ma esclusivamente per interventi sociali e culturali, e ogni anno pubblica un resoconto dettagliato dei progetti finanziati.
La religione ha dei costi? Pagateveli!




1 commento:

  1. un altro servizio sull'8 per mille che fa capire perché la Chiesa interviene soltanto su temi di bioetica, aborto, matrimoni, mentre sulle questioni sindacali, di giustizia, o di morale meramente legate alla politica non mette becco: http://www.youtube.com/watch?v=oJSpO9y6RGA&playnext=1&videos=G1UTOvm4w34

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