lunedì 27 settembre 2010

Chi punta i riflettori?

Il presidente iraniano Ahmadinejad ha messo sottosopra l'Assemblea dell'Onu del 23 settembre. Ha criticato il capitalismo spietato dell'attuale economia e il progressivo distacco dell'uomo dai valori fondanti, a partire da quelli religiosi. Ma il punto clou del discorso è stata la denuncia del sistema di propaganda contro il terrorismo, male oscuro che pareva minacciare il mondo intero dopo l'attacco alle Torri Gemelle. E proprio sull'11 settembre Ahmadinejad ha voluto porre la questione della necessità di un'inchiesta seria, considerato che la versione ufficiale è ormai sostenuta solo dal governo statunitense, mentre la maggior parte della popolazione americana (e mondiale) è convinta che l'attentato sia stato organizzato dai servizi segreti per risolvere la situazione economica o che comunque il governo abbia collaborato con il gruppo terrorista, traendo vantaggi dall'operazione.
Naturalmente, appena nominate le parole proibite "11 settembre" i rappresentanti degli Stati Uniti sono usciti dall'aula del Palazzo di Vetro, seguiti da altri europei. Quale esempio di democrazia, si rifiutano non solo di rispondere a qualsiasi domanda in proposito ma proprio non permettono la messa in discussione del dogma della nuova era.
Ma il presidente iraniano non si è fermato qui; ha parlato del nucleare, chiedendo "nucleare civile per tutti, nucleare militare a nessuno" e ricordando che membri appartenenti al Consiglio di Sicurezza, oltre ad Israele, sono in possesso di armi nucleari. Il 2011 dovrebbe essere l'anno del disarmo mondiale.
Infine ha concluso mostrando agli astanti i due "libri sacri", la Bibbia e il Corano, e ribadendo eguale rispetto per entrambi.

Ahmadinejad, che ci è stato presentato dai media come un personaggio diabolico, e in parte lo sarà ma non meno di certi americani che si spacciavano per "esportatori di democrazia", nonostante le manipolazioni delle sue dichiarazioni, che ogni volta creano dibattiti e scandali su qualsiasi materia, a volte sono in parte condivisibili e potrebbero far riflettere.
Per esempio per quanto riguarda la questione di Sakineh, processata per l'omicidio del marito, e non condannata alla lapidazione per adulterio come alcuni ci hanno raccontato, non ha tutti i torti quando fa notare che negli USA proprio in questi giorni una donna, Teresa Lewis, cui era stato diagnosticato un disturbo mentale borderline, è stata giustiziata per aver organizzato l'omicidio del marito (i due assassini invece sono stati condannati all'ergastolo). La domanda è: perché tanto accanimento nei confronti del regime iraniano, mentre per una pena capitale decisa negli States si mantengono toni relativamente bassi? Se si è contro la pena di morte bisogna denunciare entrambi i casi con la stessa fermezza. L'unica differenza tra Stati Uniti e Iran è che nei Paesi mediorentiali l'idea di Stato laico è ancora molto lontana. Ma per Sakineh abbiamo detto che non si tratta di un'accusa di adulterio, che la shari'a punisce con la lapidazione, quindi non si può attaccare il fondamentalismo islamico questa volta. Inoltre negli ultimi anni la lapidazione non è più stata attuata come pena in Iran, perché proibita per legge, e tutte le esecuzioni vengono eseguite per impiccagione. La stessa cosa non si può dire per altri Stati arabi di cui non si sente parlare mai, forse perché sono "nostri alleati", come l'Arabia Saudita.
Altra questione di cui in questi mesi si è parlato spesso, soprattutto in seguito a dichiarazioni di Ahmadinejad: il Trattato di Non Proliferazione proibisce ad altri Paesi di aumentare l'uso del nucleare civile, ma vi sono alcuni Stati che sono in possesso della maggior parte delle armi atomiche mondiali. Insomma, a me cosa cambia se ad avere un arsenale di missili di uranio è  il governo degli Stati Uniti piuttosto che Putin o un Ahmadinejad?! Nessuno dovrebbe essere in possesso di queste armi di distruzione di massa, punto. Mi si dirà che il presidente dell'Iran è uno squilibrato, è Mefisto in persona, ma per quale motivo siamo portati a pensare questo? E attenzione non sto metttendo in dubbio la "mefistofelicità" del personaggio, che è alquanto controverso, ma il motivo, le informazioni che ci hanno portato a costruirci una determinata immagine di lui. Chi punta i riflettori? Chi sceglie le dichiarazioni su cui aprire dibattiti? Chi decide di iniziare campagne  televisive per la difesa dei diritti umani in uno Stato piuttosto che in un altro? Esiste solo l'Iran? Esiste solo Ahmadinejad? Possibile che sia l'unico presidente-dittarore di quei Paesi ad uscirsene con una cazzata a settimana? Oltretutto dovremmo sempre pesare le sue parole e misurarle con il contesto in cui vengono espresse...e in Iran il potere è controllato dagli ayatollah.
Vi invito a riflettere di più e senza pregiudizi su tutte le notizie che ci vengono proposte dai media ufficiali e magari a cercare altre versioni, altri punti di vista, altre opinioni. Sentire prima tutte le campane per capire esattamente la scala musicale originale.
In passato alcune dichiarazioni di Ahmadinejad sono già state manipolate dai giornali, come quando gli era stata attribuita una frase infelice sull'Israele che sarebbe scomparso "dalle carte geografiche" in breve tempo, mentre lui aveva parlato di "sparire dalle scene"... e il concetto cambia. Insomma, non stiamo parlando dell'ultima dichiarazione di Gasparri, che anche se cambi una parola non stravolgi nulla perché non dice nulla. Avendo a che fare con un protagonista di primo piano della politica internazionale degli ultimi anni, o almeno così ci viene dipinto, se traduci "from the scene" con "carte geografiche", rischi di destabilizzare gli equilibri mondiali, creando polemiche, pregiudizi e astio verso quell'area di pensiero che rappresenta...


Intanto vi segnalo anche una nuova iniziativa di Lo Sai, stavolta in format radio, con musica su signoraggio, informazione manipolata, rivoluzioni possibili...  LoSaiOnAir

sabato 11 settembre 2010

11 settembre: nove anni senza verità

Nove anni fa, l'11 settembre 2001, abbiamo assistito in tempo reale al crollo delle Twin Towers, grazie alla diretta televisiva. Oggi ne sappiamo tanto quanto prima. Sappiamo cosa abbiamo visto. O cosa hanno voluto che vedessimo.
Tutti noi crediamo ciecamente in quello che vediamo coi nostri occhi, così se vediamo delle immagini in televisione non le mettiamo in dubbio e non mettiamo in dubbio neanche quello che ci raccontano, se ad accompagnare le parole ci sono dei filmati. Ma dimentichiamo il passaggio tra il fatto, la telecamera e l'occhio umano. Bastano due fotogrammi ripetuti all'infinito per farci credere che un aereo si è schiantato contro un edificio.

Una cosa è certa: troppe cose non quadrano nella versione ufficiale di quell'attentato: 
1) La prima torre è caduta in 9 secondi, praticamente un tempo di caduta libera; nelle macerie di tutti gli edifici era presente del metallo fuso e un materiale chiamato termite, usato per le demolizioni; i sopravvissuti hanno sentito 8/9 esplosioni e c'erano persone ferite prima dello schianto dell'aereo.
2) Contro il Pentagono si sarebbe schiantato un Boeing 757, un aereo largo 38 metri, mentre il buco nell'edificio è di soli 5 metri; del Boeing quasi nessun resto, neanche nei filmati (che all'inizio erano stati tutti sequestrati).
3) Perché i caccia della difesa non hanno intercettato gli aerei dopo aver saputo che erano stati dirottati?
4) Dopo tre giorni l'Fbi sapeva già tutto dei dirottatori dei 4 voli, ma non ha mai fornito nessuna prova contro di loro. 
5) Ha organizzato tutto Bin Laden? Gli Usa addestravano uomini di Al-Qaeda e hanno collaborato con questi in vari conflitti, come in Bosnia...

Questi sono solo alcuni dei dubbi sulla versione dei fatti ufficiale. Molti non vogliono neanche sentire queste obiezioni. Pensare che anche solo una di queste osservazioni possa essere esatta, significa prendere in considerazione l'ipotesi di essere stati presi in giro per tutto questo tempo. Ammettere che le Torri non sarebbero cadute in quella maniera in un tempo così breve, senza alcun segnale di propagazione graduale dell'incendio, significa accettare l'idea che quelle tremila persone non sono morte in un attacco terroristico, ma sono state ammazzate dall'Fbi, dal governo degli Stati Uniti d'America e da Bush, in collaborazione con cellule di Al-Qaeda.

"Ma Bush che ci guadagnava?". "Bin Laden cosa ci guadagnava?" - "Ma Bin Laden è un terrorista!" - "Ah, già. Però a Madrid un edificio simile, ancora in costruzione, bruciò per venti ore di fila, come una torcia, e alla fine il telaio restò intero. Le Torri Gemelle erano state costruite apposta per resistere anche in caso di attacchi di più aerei". "Beh ma dalla teoria alla pratica non sai mai..." - "E del crollo in 9 secondi 9? E delle tracce altissime di bario, contenuto soltanto in una variazione della termite, usata solo da militari?" - "E quando l'avrebbero minato? Maddai...Si è visto benissimo l'aereo".

Ci sono decine e decine di associazioni che ad oggi chiedono verità sull'11 settembre. Non è necessario essere d'accordo con teorie di grandi cospirazioni per ammettere che qualcosa non è andato come vogliono farci credere. Se tutti, prima di schierarci, iniziassimo ad informarci e a riflettere un po' di più sui fatti, lasciando perdere per un attimo tutto quello che dice la televisione, diventeremmo almeno soggetti pensanti liberi.

Hanno girato vari film-documentario sull'11 settembre, a cominciare dal famoso September Clues a Confronting the evidence mandato in onda tempo fa su RaiTre da Report. Molto bello anche il tutto italiano "Zero. Inchiesta sull'11 settembre" di Giulietto Chiesa, con la partecipazione di Dario Fo, Lella Costa e Moni Ovadia. Tanti video interessanti si trovano su YouTube. Di certo non aspettate di vederli in tv. Già questo dovrebbe farvi riflettere: perché monopolizzare l'informazione fornendo informazioni solo da una parte? Se fossero solo delle sciocchezze non dovrebbero aver paura di mostrarle a tutti. Ma non sia mai che qualcuno inizi a farsi domande e pensare con la sua testa...

Non si tratta di scegliere un'alternativa. La verità non è alternativa. La verità è una. E non ci si può accontentare di una spiegazione che sia verosimile. Anche e soprattutto in memoria delle vittime dell'11 settembre, la verità è necessaria.

 

martedì 7 settembre 2010

Si muore quando si è soli

Due giorni fa Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica-Acciaroli (Salerno), è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco mentre tornava a casa. L'hanno fermato in una stradina a senso unico e gli hanno sparato 9 volte attraverso il finestrino. Un omicidio che ha tutte le caratteristiche di un agguato camorristico. Vassallo si è sempre battuto per la legalità e la difesa del territorio, soprattutto valorizzando i prodotti tipici locali e l'ambiente, tanto da far guadagnare al mare del suo comune la bandiera blu di Legambiente. Pescatore, era stato rieletto a marzo per la seconda volta in una lista civica, dopo essere uscito dalle file del PD.
Gherardo D'Ambrosio, ex pm di Mani Pulite, lo descrive così:
È stato uno dei primi sindaci a puntare sulla raccolta differenziata. Ricordo ancora, più di dieci anni fa, era già sindaco, stava in piazza con i vigili urbani a controllare come i cittadini facevano la raccolta differenziata. [...] I cittadini sono stati educati e in quel comune, in tutto il Cilento, non c’è mai stata emergenza rifiuti e scarsissimo ricorso alle discariche. Anche nei periodi più difficili per la Campania, il Cilento era la Svizzera. In quella zona, poi, è difficile trovare casa perché Vassallo aveva vincolato tutti i piani regolatori ed è difficilissimo costruire. Questo ed altro aveva trasformato Pollica e Acciaroli in una zona con cinque bandiere blu per le spiagge meravigliose, frequentata da turismo di alto livello, un porto turistico gioiello

Un personaggio scomodo, che non era disposto ad abbassare la testa e a strisciare davanti a nessuno. Lottava per quello in cui credeva, convinto di poter migliorare il suo paese. Era il simbolo di una nuova alternativa, in un territorio dove l'inquinamento causato dal problema dei rifiuti e la continua cementificazione in barba a qualsiasi idea di ecologia sono la regola, Vassallo era la dimostrazione che un'altra strada è possibile. Forse ha detto un "no" di troppo a qualche richiesta di autorizzazione per costruzioni o altro, e da lì è scattata la condanna.  L'hanno eliminato perché era un ostacolo e allo stesso tempo hanno abbattuto un simbolo. Si muore quando si resta soli a combattere contro un sistema così potente. 
Ora potremmo anche stare ore a parlare di cosa ha fatto Angelo Vassallo ma non basta. Dov'erano i media prima? Dov'erano i politici a sostenere le sue iniziative? E' troppo tardi accendere i riflettori quando c'è il morto. Queste storie vanno raccontate sempre e portate a esempio.
 Domani nessuno parlerà più di Angelo Vassallo, come non si parlerà di tutti gli altri morti ammazzati dalla camorra o dalla 'ndrangheta. Eppure lo spazio ci sarebbe, eccome, anche nei telegiornali, invece di dare le ricette della zia Pina e di intervistare quei quattro gatti che vanno a fare shopping quando ci sono i saldi.
Oggi fa specie vedere in primo piano al tg le notizie di politica sul balletto del qua-qua di finiani & company e poi un mini-servizio fatto quasi "per obbligo", come uno studente svogliato fa il compitino per il giorno dopo, su una vicenda del genere. Oggi dicono che bisogna aspettare i risultati delle indagini, ci mancherebbe. Ma quando si avranno non ci sarà più spazio per la memoria di un sindaco ammazzato con 9 colpi di pistola, che passa come un fatto normale, nel Mezzogiorno, o come cronaca nera.
Quindi, almeno per oggi, a che vale parlare di tutto il resto?

A proposito di palinsesti che non guardano in faccia a nessuno, vorrei spendere una parola per Shoya Tomizawa, 19 anni, pilota giapponese nella Moto2 che a causa di una grave caduta nel GP di Misano è morto in seguito alle lesioni riportate. Non entro nei dettagli della polemica sui soccorsi eccetera. Voglio dire solo una cosa: perché non fermare la gara? Perché non fermare tutto quando si è saputo che Tomizawa era morto? A qualsiasi ora sia avvenuto il decesso, la gara della classe regina era in corso o stava per cominciare, ma come si fa a guardare Pedrosa e gli altri festeggiare per aver guadagnato altri punti in classifica, quando un ragazzo è morto mezzora prima?

Articoli su Angelo Vassallo:

mercoledì 25 agosto 2010

Euroschiavi - date alle banche quello che non è delle banche

"Il sistema monetario globale si basa su un'illusione psicologica e su una gigantesca frode in cui si distinguono due gruppi di persone: i miliardi di persone che non sanno nulla di questo e una ristretta oligarchia bancaria internazionale, o meglio sovranazionale, che lo sa e basa su di questo la propria ricchezza e il proprio potere." Marco Della Luna
"Più lavoriamo più siamo schiavi del sistema bancario!" Lino Rossi
Le banconote dell'euro sono stampate in Malesia e non hanno un numero progressivo. Vuol dire che non sappiamo quante ne vengono stampate, ed è possibile che vengano stampate, poi ritirate e distrutte, creando così il presupposto per stamparne di più, operazione che la banca fa senza sostenere alcuna spesa e guadagnando il 100% con gli interessi, ma siccome la banca ha il monopolio, si garantisce di guadagnare.

Sul sito www.radioradicale.it è possibile ascoltare una conferenza tenuta da Marco Della Luna il 12 gennaio 2007 in occasione della presentazione del suo libro "Euroschiavi". Siccome dura 2 ore e mezza e probabilmente per chi ha ne ha già sentito parlare non aggiunge niente di nuovo alle informazioni che girano in rete, ma per chi non ha mai sentito parlare di signoraggio, monopolio dell'emissione di denaro da parte di banche private senza alcun controllo da parte degli Stati e frode del debito pubblico, potrebbe essere interessante, ho provato a riassumere il discorso.

Vi sarete accorti delle continue norme che scoraggiano l'uso del denaro materiale contante, per favorire meccanismi come le carte di credito che saranno comode (quando funzionano), ma stanno contribuendo al processo di annullamento del denaro come bene di proprietà per portarlo sotto il controllo elettronico delle banche e trasformarlo in denaro virtuale.

COS'è IL DENARO
E' più facile definirlo parlando delle sue funzioni principali: misurare il valore di cose/prestazioni, accumulare valore, pagare debiti/garanzie. Il denaro permette l'incontro di domanda e offerta: con il denaro posso comprare un'automobile o stipendiare un dipendente. Quindi è potere d'acquisto, ossia qualcosa che da' la possibilità di avere qualcos'altro. Per questo è necessario nella nostra economia.

COME VIENE PRODOTTO
Il denaro nasce come registrazione contabile, di carattere bancario. Se faccio richiesta per un mutuo di 200.000 euro, la banca metterà un'ipoteca sulla casa e mi darà 200.000 euro che poi io restituirò con gli interessi, a rate. Invece non è così.
La banca non mi presta 200.000 euro, mi da' un assegno circolare di 200.000 euro, che non è denaro. La banca ha aumentato il suo patrimonio di 200.000 euro più le spese più gli interessi futuri: questo è un guadagno netto, su cui non paga tasse, per cui non ha sostenuto spese né sostenuto rischi, perché garantito dal bene; usa la garanzia altrui.

L'articolo 1813 del Codice Civile definisce il mutuo come il contratto in cui il mutuante dà al mutuatario una quantità di denaro o cose mobili fungibili che si impegna a restituirlo con interessi. Il punto centrale è la consegna del denaro. Ma l'assegno circolare non è denaro, posso esigere che mi venga dato denaro ma non è denaro l'assegno in sé. Allora non può esserci mutuo.
L'avvocato Alfonso Marra ha fatto causa alle banche per finti contratti di mutuo, sostenendo che se il capitale erogato è zero, qualsiasi somma che noi paghiamo per interesse corrisponde a un tasso infinito (100:0), quindi sarà sempre un tasso usuraio.

EVOLUZIONE DEL POTERE MONETARIO
Fino al primo dopoguerra la creazione di moneta era affidata alle banche centrali di emissione, moneta che non essendo più coperta dalla base dell'oro dal '29 è solo carta: le banche centrali di emissione stampano carta. (Vedi articolo del post precedente). Su questa carta realizzavano un profitto: il signoraggio.
Oggi il 95% dei pagamenti non è fatto con contanti stampati dalle banche centrali ma con moneta creditizia. La quantità di denaro reale è un settimo della cosiddetta M1, il totale della moneta presente nel nostro sistema economico: su 8 unità di denaro, una è contante, le altre sette sono denaro virtuale.
La banca ha un centesimo in contante della cifra che emette in assegni circolari e compagnia bella, pezzi di carta che rappresentano un denaro che non esiste. Ma mi da' la possibilità di comprare.

Richard Werner, un economista tedesco, ha definito il denaro potere d'acquisto puro che ha una consistenza puramente psicologica. Vale perché siamo noi ad accettare questa convenzione.

RICHARD WERNER IN GIAPPONE

Questo economista tedesco alla fine degli anni '80 si trovava in Giappone, dove l'economia era organizzata in modo opposto alla scuola monetarista (competitività, libero mercato, libertà di tassi, divieto di oligopoli, mercato del lavoro liberalizzato, ecc.); eppure il Giappone era molto più costante nella crescita economica rispetto a Stati Uniti e Gran Bretagna (Reagan, Thatcher) che implementavano determinati settori dell'economia tagliando anche la spesa pubblica.
Improvvisamente si verificò un crollo economico, a partire da un 30% nel settore immobiliare che trascinò a catena lo Stato in una spirale di recessioni, fallimenti, fino ad una valanga di suicidi. Dopo il crollo del '91 il governo attuò un tipo di politica keynesiana: spesa pubblica, defiscalizzazione, pacchetti per favorire alcuni settori. Nulla di tutto ciò ebbe effetto.
A un certo punto, come si era fermata, l'economia riprese.
Di solito si pensa che quando i tassi salgono l'economia si contrae e viceversa quando si abbassano l'economia riprende. Bene, Richard Werner dimostrò che non era vero in questo caso.
Nessun fattore risultava correlato all'alto e basso dell'economia tranne uno: la quantità di potere d'acquisto presente sul mercato, cioè M1 che è il contante insieme alla moneta creditizia.

Chi mette a disposizione il denaro? La banca centrale.
Un tempo c'era un vincolo: la riserva; a fronte di 10 unità di contante la banca poteva prestare 100, che significa la possibilità di prestare 10 volte quello che avevano. Oggi non c'è più neanche questo vincolo. La banca crea dal nulla il potere d'acquisto.

Werner si chiese se le agevolazioni fiscali avessero un impatto sul piano economico e le indagini statistiche diedero una risposta negativa. Con le tasse si può deprimere l'economia ma le tasse prendono da una parte e mettono in un'altra; un trasferimento di denaro non aumenta il potere d'acquisto quindi è neutrale, inefficace. Le manovre fiscali hanno una funzione semplicemente redistributiva, danno potere ai politici e non stimolano lo sviluppo.
Perché le banche giapponesi avevano monetizzato per dare massimo potere alla domanda e all'offerta affinché si incontrassero nel punto più alto nel periodo dal '47 al '91 e poi tagliarono l'ossigeno?
Il nostro amico Richard Werner fece una cosa molto semplice: andò dai banchieri a chiedere spiegazioni. I banchieri risposero di aver eseguito gli ordini del Governatore della Banca del Giappone, cosa che fu poi confermata. Il governatore forzava la concessione di credito rispetto a quella che il mercato avrebbe concesso secondo il rapporto tra beneficio e rischio.
Non viviamo, come ci viene fatto credere, in un'economia di mercato, perché l'obiettivo non è l'allargamento del mercato ma la massimizzazione del potere d'acquisto.
Mister Fukuy disse: "tagliate il credito". E crollò il settore immobiliare. Se erogo 100 e a un certo punto riduco a 70 creo l'impossibilità di pagare i debiti. Dunque la stretta bancaria, attuata con la scusa di dover restituire dollari agli Usa, trascinò il Giappone nel baratro.
Dopo anni di fallimenti di politiche fiscali che non produssero alcun risultato, il governatore della banca centrale chiese più indipendenza per la banca, che formalmente era ancora sotto il Ministero del Tesoro. Ottenuta questa, ridiede ossigeno all'economia.
A quel punto però aveva ottenuto una riforma stravolgente della società, che passa sotto il controllo delle banche private le quali decidono quando tagliare i fondi, contribuendo a crisi di governo e rivolte popolari, per poi riportare il sistema in equilibrio una volta ottenuti i loro fini, con un nuovo governo in cui saranno presenti infiltrati delle banche centrali.

Questa frode nel vecchio continente è stata legalizzata nel Trattato di Maastricht in cui si stabilì la totale indipendenza dell'autorità monetaria da controlli politici, che in Paesi normali - non come in Italia -, sono stati eletti democraticamente. Queste norme hanno portato ad una totale autocrazia della Banca Centrale Europea, senza possibilità di indagini giudiziarie sul suo operato.

In un sistema non governato dal signoraggio bancario come funzionerebbe? Una banca centrale, statale, che appartenga al popolo, deve creare denaro di proprietà, per creare soldi senza creare inflazione e annullare il disavanzo. Perché è chiaro che se aumento il denaro in circolazione senza che vi sia a fronte di quest'incremento un aumento della produzione di beni, creo inevitabilmente inflazione. Se al contrario diminuisco il potere d'acquisto del mercato i beni marciranno nei magazzini, perché non ci sono abbastanza soldi e di conseguenza società e Stati si rivolgeranno alle banche, indebitandosi.

BCE E I CONTI DELLE MERAVIGLIE

Nel momento in cui il bilancio primario statale diventa passivo dopo il pagamento degli interessi sul debito pubblico, viene sottratta una quantità di denaro che manterrebbe l'equilibrio se restasse nel mercato internazionale, invece di essere fagocitato dal sistema bancario.

Questo è il signoraggio: dare alle banche quello che non è delle banche.

Tutto questo nei conti delle banche centrali non risulta.
Il bilancio è formato di due parti che sono lo stato patrimoniale e il conto economico, e si deve chiudere con profitto o perdita.
Nel conto delle banche centrali di emissione dovrebbe figurare come attivo quanto ha incassato vendendo carta-moneta a costo zero contro articoli di debito pubblico pagati con le nostre tasse. Non figura.
Nello stato patrimoniale dovrebbe essere documentata la vendita di banconote. Nel passivo c'è una voce che si chiama "denaro circolante", nell'attivo compare una posta di pari importo chiamata "proventi da locazione di banconote". Ma...le banconote non si trovano come riserva, è il denaro che abbiamo in tasca noi! E' solo una piccola parte del denaro stampato. E poi perché passivo? Una volta emesso non deve ripagarlo, discorso che poteva avere senso quando la base era l'oro... All'attivo dovrebbe esserci un valore enorme che è la somma che anno dopo anno la banca ha guadagnato col signoraggio.

Le banche demonetizzano a livello di base monetaria il mercato; possono distruggere banconote sostituendole con denaro finto, emanato da loro, quindi carta stampata, che costituisce debito.
Chi ha il controllo dell'emissione delle monete ha il controllo. Le azioni sono state smaterializzate, sono virtuali, è tutto su un computer, le creano a tavolino.
Se il mercato dispone di 100 unità prestate, a fine anno le restituisce, perché sono state prodotte, ma le 5 unità d'interesse non sono state create. Allora si riparte con un nuovo debito.
Il continuo indebitamento degli Stati è una sottrazione di denaro al futuro.

lunedì 16 agosto 2010

Money for nothing. Le origini del debito

La moneta, quando nacque, rappresentava una corrispondente quantità d'oro depositata in banca. Dal 1971 non è più così. Il denaro non si basa su nessun lingotto ma le banche restano le uniche ad avere il potere di crearlo. Oggi il denaro è soltanto una convenzione. Che però conviene a pochi, visto come funziona il gioco. La maggior parte del denaro in circolazione è creato da banche private attraverso crediti, per loro, quindi debiti nostri. Viviamo in un sistema basato sulla crescita, compresa quella del debito. Debito dei cittadini (chi non ha un mutuo?) e debito degli Stati. Sì perché non sono gli Stati a controllare la creazione di moneta, bensì le banche, che neanche devono render conto ai vari governi del loro operato, basta che tengano in cassa un ridicolo 2% del denaro totale (almeno di quello depositato per un periodo inferiore ai due anni). Questo sistema ci ha trascinato nell'attuale crisi mondiale, eppure le banche continuano a creare inflazione, sono le uniche a guadagnare durante le guerre e continuano a percepire interessi su crediti creati dal nulla.

Tutte queste cose le ha scritte Enric Duran in un articolo che ho letto sul sito losai.forumfree.it che riporto qui sotto. Buona lettura.

Il 95% del denaro è creato da banche private

Lo creano dal nulla attraverso i crediti però ce lo fanno restituire con gli interessi.

di Enric Duran

E’ già più di un anno che la crisi finanziara è una notizia. Da quando scoppiò negli Stati Uniti, con il nome di “crisi subprime”, si è pubblicato molto, spiegando con più o meno precisione e successo, come si è prodotta questa crisi negli aspetti più concreti. Quello che non si è spiegato granché, e per nulla nei mezzi di comunicazione di massa, è come la necessità di crescita esponenziale dell’attuale sistema finanziario è la causa di fondo della bolla speculativa, e per tanto della stessa crisi, oltre ad avere una relazione diretta con le crisi energetica e alimentare. Così, dunque, approfitteremo di questa opportunità di arrivare al pubblico, per spiegare non già la crisi creditizia quanto lo sfondo che fa sì che il sistema finanziario attuale sia una gran truffa per la gente lavoratrice, così come un pericolo per la sostenibilità della vita sul nostro pianeta. Capiremo in questo modo il ruolo che giocano le banche come principali responsabili di tutto, in definitiva.

Storia della creazione del denaro

L’origine della banca risale a quando l’oro era il denaro vero e proprio e, come tale, lo custodiva l’orefice nel suo magazzino. Siccome l’oro era molto pesante e scomodo da muovere, il denaro in circolazione erano partecipazioni di questo denaro metallico (cioè rappresentava concrete entità fisiche). Un giorno, l’orefice pensò che poteva chiedere interessi per il prestito di queste partecipazioni e per compensarlo cominciò a pagare un interesse minore ai depositari di quest’oro; così cominciò in Europa il business bancario.

Questo sistema aveva il problema che la possibilità di prestar denaro era chiaramente limitata dalla quantità d’oro in circolazione; allora gli orefici, già convertiti in banchieri, inventarono il sistema di riserva frazionaria, che consiste nel fatto che ci sia solo come riserva una parte di quello che realmente si presta. O, detto in altra maniera, a partire da un denaro reale si crea denaro dal nulla in una proporzione che, tenendo conto che non tutti ritireranno il loro denaro in una volta, non pone mai in difficoltà i banchieri al momento di restituire i depositi. Questa proporzione abitualmente era del 10%, ovvero 10 unità in circolazione per ogni unità di oro esistente nella riserva.

Quest’aumento di denaro in circolazione favorì l’espansione commerciale nel mondo e, una volta conosciuta dagli stati, invece di essere proibita fu regolata. Per tenere sotto controllo il rischio che questo significava se si fosse saputo che non c’era denaro da restituire a tutti, si creò il sistema di banche centrali, che disponessero di riserve d’oro addizionali da poter prestare alle banche nei momenti di crisi.

La creazione del denaro attualmente

Con il tempo, il sistema di banche centrali e di riserva frazionaria è diventato dominante nel mondo; l’oro che garantiva il denaro in circolazione andò diminuendo fino a che nel 1971 venne fatto sparire il riferimento all’oro. Ciò vuol dire che si smise di usare l’oro come base reale del denaro.

Pur cambiando questo aspetto fondamentale del sistema monetario, le banche centrali e il sistema di riserva frazionaria continuarono, però con riserve che consistono soltanto in annotazioni bancarie create in un certo momento dalle banche centrali; riserve che significavano soldi che però non erano garantite per nessuna moneta che avesse una base materiale. Questo cambia completamente la natura del denaro perché tutto quello che abbiamo attualmente in circolazione viene dal nulla e pertanto è un puro contratto, che ha valore soltanto perché tutti gliene danno. E’ cioè una pura e semplice convenzione riconosciuta dalla grande maggioranza delle persone.

Il denaro che si crea al giorno d’oggi, si crea fondamentalmente a partire dai prestiti, ovvero in forma di debiti, che siano pubblici, commerciali, esterni o privati. Non solo: quando si restituiscono i debiti, questo denaro sparisce, in maniera che il sistema finanziario disponga di un strumento per ampliare o ridurre i soldi in circolazione.

Il denaro lo creano le banche centrali e le banche private. Solo fra il 3 e il 5% del denaro in circolazione è stato creato dalle banche centrali, il resto lo creano le banche private attraverso i crediti, così come (e sempre di più) attraverso complessi sistemi di speculazione finanziaria.

Al giorno d’oggi, la creazione di denaro è limitata solo da un regolamento che indica in quali condizioni le banche possono prestare denaro e come devono far quadrare i conti nel loro bilancio per farlo.

Nel caso dell’Unione Europea, il regolamento che vincola le banche con la BCE (Banca Centrale Europea), dice che devono tenere come riserva come minimo il 2% del totale del denaro; l’altro 98% lo possono prestare e investire. Il denaro depositato per un periodo uguale o superiore a 2 anni non è preso in considerazione da questa norma, e si può investire al 100%. Tutto questo lo si può constatare all’articolo 4 del Regolamento (CE) nº 1745/2003 (BCE/2003/9).

Gli stati prima della creazione privata del denaro

Se il denaro non è più oro (questa era la giustificazione con cui venne creato il sistema della banca commerciale e le banche centrali, come responsabili di conservare l’oro e convertirlo in moneta circolante), com’è che continuano ad essere solo le banche le uniche a poter creare denaro? E perché lo fanno solamente sotto forma di debito da restituire con interessi?

Detto in altro modo: perché gli Stati devono pagare interessi alla loro banca centrale per poter così finanziare la spesa pubblica, quando è denaro che potrebbero creare direttamente gli Stati al momento di realizzare queste spese?

Forse l’unica risposta logica che ci può venire in mente è che è la banca che controlla i governi e non il contrario.

Mayer Rothschild, membro della dinastia europea di banchieri più potente, è ricordato per un motto che recitava:“Lasciatemi emettere e controllare la creazione del denaro di una nazione e non mi importerá chi ne faccia le leggi”.

Gli interessi e la necessità della crescita esponenziale

Quando una banca concede un credito sta creando la somma principale del credito, però non il denaro corrispondente agli interessi che la banca fará pagare al debitore durante la vita del prestito. Dato che tutto il denaro in circolazione si crea sotto forma di debito con interesse, possiamo concludere che il denaro per restituire tutti gli interessi del debito semplicemente non esiste.

Allora, com’è che il sistema finanziario è sopravvissuto tanto tempo? Fondamentalmente per due ragioni.

1. Perché si finanzia con l’indebitamento crescente, cioè il denaro in circolazione deve andar aumentando costantemente in modo che si possano pagare gli interessi dei debiti e il sistema non collassi. Questo ha a che vedere col modo in cui il sistema incita ogni volta di più tutti quanti ad indebitarsi; cominciando dalle persone, con ipoteche, prestiti personali facili e rapidi, carte di credito; però anche le imprese e gli stati. Parliamo dunque di crescita esponenziale, dell’economia e della spoliazione delle risorse naturali del pianeta.

2. Perché c’è chi non restituisce la somma principale del debito e paga solo l’interesse. Questo è il caso del debito pubblico degli stati più potenti, o di diverse imprese e istituzioni potenti che hanno delle condizioni privilegiate; o probabilmente anche per tutte le invenzioni tipo polizze e carte di credito, nelle quali nemmeno si restituisce la somma principale ed è normale rinnovare il contratto anno dopo anno in maniera indefinita.

In ogni caso, questo ci dà ad intendere fino a che punto il sistema finanziario necessita di debiti in aumento, e come si può arrivare a mettere in relazione l’aumento delle ipoteche e dei crediti al consumo con il mantenimento del sistema finanziario attuale.

Pertanto, dentro il contesto globale tutto il mondo è indebitato, e la differenza è solo fra chi deve restituire i debiti e chi no.

La banca e la bolla immobiliaria

Se 15 anni fa era impensabile che si concedesse una ipoteca a più di 15 o 20 anni, questa possibilità è stata precisamente raddoppiata, da parte di banche e casse, fino ai 35 e 40 anni di ipoteca attuali. Con questa azione tanto semplice quanto perversa, la banca ha facilitato e provocato l’innalzamento del prezzo della casa, giacché aumentando la capacità di indebitamento delle persone ha fatto crescere i prezzi che abbiamo capacità di pagare.

Di ciò ha beneficiato la banca perché, con le ipoteche, ha potuto creare denaro e chiedere interessi in una quantità molto alta e con un indice di morosità minimo, grazie alla caratteristica di necessità di base costituita dalla casa. Con l’aumento dei prezzi, ha provocato la crescita esorbitante dei benefici delle principali aziende costruttrici e immobiliari dello Stato e così i suoi propri benefici, giacché i principali azionisti della maggioranza di queste imprese sono banche e soprattutto casse di risparmio.

L’inflazione come furto silenzioso del nostro potere d’acquisto

Nel creare denaro e chiedere un interesse su di esso, le banche stanno creando inflazione, ovvero stanno aumentando la quantità di denaro disponibile senza aumentare allo stesso tempo l’offerta di beni e servizi. Se aumentassimo la quantità di moneta circolante al doppio senza aumentare la quantità di prodotti in modo equivalente, non diventeremmo il doppio più ricchi, giacché, essendoci gli stessi beni, non i beni e servizi, ma solo i prezzi raddoppierebbero.

Questa proliferazione di un denaro che siamo obbligati a utilizzare ci riguarda tutti (clienti o no delle banche), e quando questo privilegio si mantiene in esclusiva per un gruppo di istituzioni private, possiamo concludere che si tratta di un furto legalizzato a causa del quale i soldi perdono valore in ogni momento in cui li abbiamo in mano. Tutto considerato, significa un’immensa somma rubata.

In più, l’inflazione serve anche per chiudere il cerchio, giacché fa sì che il denaro abbia un solo luogo sicuro dove rifugiarsi dalla perdita di valore, e questo luogo è una banca. Cosí le persone, e specialmente quelle che risparmiano, sono forzate a proteggersi dalla svalutazione cercando rifugio in una banca, che con questa nuova entrata potrà creare più denaro e produrre più inflazione facendo in modo che la ruota non si fermi. L’inflazione intrappola i nostri soldi nel sistema bancario ed è il miglior incentivo che ha per captare depositi.

Una delle conseguenze di questo processo è l’espropriazione di cui soffrono i pensionati. I lavoratori, ritiratisi, vedono come pur avendo passato una vita intera dedicata al lavoro, alla fine della loro vita produttiva si trovano davanti al fatto che la pensione concede loro un potere d’acquisto via via più basso. Precisamente l’età della vita in cui dovrebbero poter godere di tutto lo sforzo realizzato, risulta essere quella in cui possiedono di meno.

Il furto finanziario in ambito internazionale

Il finanziamento interviene anche nel contesto degli scambi economici internazionali, cioè delle importazioni e delle esportazioni di materie prime e prodotti manifatturieri. Se un paese ha una bilancia dei pagamenti negativa, cioè paga più per quello che importa di quanto incassi per quello che esporta, non potrebbe comprare tutto quello che vuole se non si indebitasse.

Il debito estero pertanto è conseguenza del deficit commerciale delle imprese e del governo di un paese nella sua bilancia dei pagamenti internazionali.

Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale questo commercio internazionale si fa fondamentalmente in dollari e dal 1971, dopo aver eliminato il riferimento all’oro, la Federal Reserve Americana (FED), ha la completa libertà di immettere o togliere dalla circolazione i dollari che vuole, giacché non deve dare spiegazioni a nessuno né mostrare nessuna garanzia; e lo stesso vale, ma per 3/4, per le banche private negli Stati Uniti, con l’unico limite della frazione di riserva che deve mantenere. In questo modo, controllando la creazione dei dollari, una minoranza finanziaria (ricordiamo che la FED è un ente privato) controlla i valori delle relazioni economiche internazionali. In questa maniera gli USA possono comprare tutto ciò che vogliono, all’estero, mentre gli altri paesi contraggono debiti che devono pagare. I poteri internazionali approfittano di questi debiti per obbligare i paesi debitori ad assumere determinate politiche di apertura delle frontiere alle loro mercanzie e alla speculazione finanziaria, spingendo a che i potenti si approprino delle loro produzioni e risorse naturali a prezzi irrisori (Vedi FMI e Banca Mondiale).

Il denaro alla fine, per come è concepito oggi, è uno strumento a partire dal quale determinati poteri finanziari si appropriano di tutte le risorse naturali e umane del pianeta.

Crescita infinita versus Pianeta finito

Questo sistema finanziario dipende quindi della concessione di sempre maggiori quantità di denaro in prestito. I prestiti si traducono infine in un impatto ambientale, dato che la gente li chiede per comprarsi un’auto, per viaggiare, per ampliare un’azienda o per costruire case, per esempio. Possiamo vedere, quindi, che questo sistema di crescita dell’economia mediante il prestito dipende dalla conversione costante e crescente di risorse naturali in CO2 e altri residui. Pertanto, in un momento in cui stiamo arrivando ai limiti della crescita della produzione di energia a causa del declino del petrolio e quando, allo stesso tempo, si avvicinano i limiti di molte estrazioni minerarie, possiamo concludere che questo sistema creato più di 300 anni fa sulla base del credito crescente, non può continuare così per come ancora oggi lo conosciamo.

Questa riflessione coincide con una grande crisi finanziaria globale, così che azzardiamo a domandarci: la crisi attuale significa la fine del sistema finanziario basato sulla crescita?

Guerre e finanza

Forse non vi sorprenderà sentire che dietro a tutte le guerre ci sono interessi dell’industria degli armamenti per vendere più armi e intascare molti soldi. La creazione di necessità dove non ce n’erano, è comune a tutte le pratiche del capitalismo attuale. Che siano armi, nuovi televisori, sistemi di video-vigilanza o elettrodomestici, ci troviamo sempre a che fare con interessi commerciali alle spalle.

Meno nota al grande pubblico è l’utilizzazione delle guerre da parte del mondo della finanza. La banca utilizza le guerre almeno in due modi fondamentali. Da una parte le spese astronomiche che genera una guerra permettono al potere finanziario di accaparrarsi il controllo dei paesi in lotta: questi dovranno far fronte per molti e molti anni al debito estero contratto, come storicamente è stato il caso di Nicaragua, Filippine, Nigeria, Camerun, Costa d’Avorio e Zaire. D’altra parte le guerre in cui intervengono le principali potenze, come gli USA, permettono di creare una gran quantità di soldi sotto forma di debito pubblico, di cui si pagano soltanto gli interessi, e in questa maniera si dà al sistema la liquidità di cui necessita. La guerra in Iraq ha permesso alle banche statunitensi di creare 3 miliardi di dollari dal suo inizio. Questo è stato il costo iniziale della guerra per gli USA e quindi è la cifra di cui è aumentato il loro debito nazionale nello stesso periodo, (che oggi è aumentato, solo per il finanziamento di questa guerra, a circa 10 miliardi di dollari). Sono dei soldi che non pagano i cittadini nordamericani, ma quelli di tutto il mondo, attraverso l’inflazione.


That ain't workin' that's the way you do it
Money for nothin' and your chicks for free



"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma." Antoine Lavoisier

Il denaro "in più", l'interesse che la banca esige sul capitale creato da lei e poi prestato allo Stato non è stato stampato dalla banca né tantomeno equivale ad una quantità X di nuovi beni prodotti. Non esiste. Però il debito cresce! Forse qualcosa non quadra...

lunedì 26 luglio 2010

L'ossimoro sudafricano: correptive rape

In occasione dei tanto attesi e alquanto deludenti mondiali di calcio, la Rai ha inviato una squadra di telecronisti, pseudotelecronisti, calciatori in pensione e opinionisti vari per raccontare meglio la realtà di questo grande evento. Peccato che di partite se ne sian viste la metà della metà e di servizi sulla fantomatica realtà degli abitanti di Johannesburg e dintorni neanche l'ombra.
Recentemente sono rimasta incuriosita da un articolo pubblicato su Certi Diritti e ho scoperto un paio di cose sul Sudafrica.
Il Sudafrica ha una delle Costituzioni più liberali e avanzate al mondo in tema di diritti civili: approvata nel 1995, la sua Carta Costituzionale è frutto di una rivoluzione nata da un sentimento di rifiuto del razzismo e dell'apartheid. Ma se c'è stata la liberazione della popolazione nera da una situazione di discriminazione, non c'è stato un cambiamento per quanto riguarda lo status di povertà in cui milioni di persone vivono tuttora.
Nel 2006 il Sudafrica è stato il primo Paese africano a legalizzare il matrimonio tra omosessuali, quando nel continente l'omosessualità è considerata reato in 38 Paesi su 53 e ancor di più è un crimine contro la cultura e la religione. I pregiudizi restano, soprattutto nelle periferie delle metropoli, e le donne che ora sono più libere e garantite dalle leggi diventano facili bersagli; si calcola che ogni anno in Sudafrica vengono stuprate 500mila donne, una ogni 20 secondi. Secondo i dati di ActionAid a Città del Capo ogni settimana vengono aggredite almeno dieci lesbiche, che subiscono il cosiddetto "stupro correttivo", la definizione obbrobriosa che è stata affibbiata a quella categoria di violenze mirate a cambiare l'orientamento sessuale della vittima.
Negli ultimi anni a Johannesburg sono state denunciate almeno trenta violenze terminate con l'omicidio della donna, ma solo in uno dei due casi in cui il tribunale ha celebrato un processo ha emesso sentenza di condanna. Inoltre le aggressioni reali sono molte di più, ma la vittima quando sopravvive ha difficoltà a denunciare il suo stupro per paura, e purtroppo anche questo diventa un altro mattone sul muro dell'impunità dei criminali. Per questo è nata la campagna "1 of 9" per sostenere le donne che decidono di perseguire giuridicamente il loro aguzzino.
Ad accendere i fari dei media su questa drammatica situazione sono stati due fatti particolarmente eclatanti.
Il 7 luglio 2007 Sizakele Sigasa e Salome Masoa, due note attiviste lesbiche sono state trovate stuprate e uccise a colpi d'arma da fuoco. Da qui ebbe inizio la campagna di sensibilizzazione degli stupri correttivi che prese il nome della data dell'omicidio: 7/7/7.
Il 28 aprile 2008 Eudy Simelane, capitana della nazionale femminile di calcio e attivista per i diritti LGBT è stata trovata seminuda uccisa con venticinque coltellate al volto, al torace e alle gambe. Dei quattro arrestati uno ha confessato ed è stato condannato a trent'anni per l'omicidio, e il giudice ha escluso la rilevanza dell'orientamento sessuale della vittima nel caso.
Phumi Mtetwa, militante lesbica, ha detto in un'intervista:
"Negli anni '80 a Kwa-Thema costruimmo il più vibrante e coraggioso movimento gay del continente, oggi un omosessuale a Kwa-Thema deve temere per la propria vita. Non solo: di fatto non sempre sono noti e dichiarati i tuoi gusti sessuali, quindi se sei una donna per evitare rischi dovrai vestirti in modo inequivocabilmente femminile, e viceversa. Stiamo vivendo una torsione di 180 gradi rispetto alla tolleranza degli anni della lotta."
Sembra quasi che, finita la rivoluzione, è andato via via disgregandosi quel collante costituito dalla lotta antirazzista che avrebbe dovuto guidare il Sudafrica alla realizzazione del sogno di Mandela "uno Stato non razzista, non sessista". Il passaggio da una società controllata a una società libera ha invece portato a situazioni paradossali: dalla costosa preparazione ai Mondiali di calcio alla devastante povertà della popolazione, dall'emancipazione della donna al controllo del suo corpo per ristabilire i ruoli nella società, dal matrimonio omosessuale legalizzato dal governo agli stupri correttivi commessi ogni giorno che restano impuniti. Spente le luci degli stadi cosa resterà?

E così castelli di sabbia scivolano nel mare...
And so castles made of sand slips into the sea, eventually - Jimi Hendrix

lunedì 19 luglio 2010

In ricordo di Paolo Borsellino

Sono passati diciotto anni dalla strage di Via d'Amelio in cui persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e la sua scorta, formata da Agostino Catalano (caposcorta), Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Nell'ultima intervista rilasciata da Borsellino a Lamberto Sposini pochi giorni prima della morte, cui andò incontro con una lucidità impressionante, sconvolto anche dalla grave perdita dell'amico e collega Giovanni Falcone ucciso nella strage di Capaci, traspare tutta la forza del suo coraggio.



«Io accetto la... ho sempre accettato il... più che il rischio, la... condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli. Il... la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in... in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare... dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro.
»


Arriba Argentina! Italia in alto mar



Argentina, 15 luglio 2010. Il giorno dopo l'anniversario della presa della Bastiglia, l'Argentina diventa il primo Paese dell'America Latina a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nonostante la fortissima opposizione di organizzazioni cattoliche che hanno manifestato duramente contro la proposta già approvata dalla Camera a maggio, il Senato ha approvato per 33 sì contro 27 no, la legge che, con una piccola modifica del codice civile dove non si parlerà più di "marito e moglie" ma di "contraenti", permetterà alle coppie omosessuali di sposarsi. Come era avvenuto in Spagna nel 2005: "un piccolo cambiamento nella lettera che porterà un grande cambiamento nella vita di migliaia di nostri compatrioti. Stiamo ampliando le opportunità di felicità per i nostri vicini, per i nostri colleghi di lavoro, per i nostri amici e per i nostri famigliari, e allo stesso tempo stiamo costruendo un paese migliore, perché una società migliore è quella che non umilia i suoi membri", Zapatero dixit. Per la prima volta l'Argentina ha votato per un provvedimento che tutela le minoranze e che nasce dalla consapevolezza di un cambiamento nella società argentina che presenta nuovi modelli di famiglia, cui è necessario garantire certi diritti. L'Argentina entra a far parte quindi dei 10 Paesi che hanno legalizzato le nozze gay: Olanda, Belgio, Spagna, Canada, Africa del sud, Norvegia, Svezia, Portogallo e proprio recentemente l'Islanda.

E l'Italia? Una sentenza della Corte Costituzionale ha da poco sottolineato l'assenza di una legislazione che tuteli i diritti delle coppie omosessuali, diritti fondamentali che devono essere riconosciuti pienamente, nel rispetto dei principi di uguaglianza e libertà espressi nella Costituzione che stabilisce il diritto di sposarsi e costituire famiglia a tutti i cittadini. I politici italiani sono ancora fossilizzati nella difesa dei cosiddetti valori cattolici del Vaticano, grazie anche alle logiche clientelari che regolano i rapporti Stato-Chiesa, ma quel che è peggio è che al momento sono totalmente disinteressati a questi argomenti, non comprendendo l'esigenza di un intervento in materia. Considerando che l'unica proposta depositata in Parlamento è quella per una legge contro l'omofobia che aumenti le pene per reati di discriminazione per l'orientamento sessuale, che i famosi DICO non furono mai approvati e quindi non esiste alcuna legge che tuteli le coppie di fatto, che vogliamo definirci uno Stato laico ma stiamo ancora a discutere sul crocifisso-sì-crocifisso-no e dobbiamo sentire l'opinione di almeno un vescovo su qualsiasi tema toccato in tv... quanto bisognerà aspettare in Italia perché anche una coppia di ragazzi o di ragazze possa decidere di sposarsi e vivere felici e contenti/e?
Se non si comincia a stabilire l'uguaglianza da un punto di vista giuridico, come la si può stabilire nella società?

Articolo di Stefano Rodotà
Dichiarazione di Sergio Rovasio, segretario dell'Associazione Radicale Certi Diritti


domenica 18 luglio 2010

8 per Mille alla Chiesa Cattolica, volens nolens

L'8 per Mille fu istituito nel 1985 in occasione del nuovo concordato tra Stato e Chiesa, firmato dal Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi e dal Segretario di Stato del Vaticano Agostino Casaroli. Il testo è frutto della collaborazione del cardinale Attilio Nicora e del professor Francesco Margiotta Broglio.
Fino all'84 i preti percepivano la congrua, una specie di stipendio dello Stato italiano deciso da Mussolini. All'inizio delle trattative per il nuovo patto la Chiesa voleva il finanziamento sulle teste dei preti, ma in previsione del calo di vocazioni e su proposta dello Stato si optò per una forma di finanziamento del clero, garantendo così un'entrata più o meno fissa. Il calcolo per stabilire la cifra sull'Irpef venne fatto fare all'Anagrafe Tributaria da un certo Giulio Tremonti, il quale aveva già capito su chi poteva fare affidamento per il pagamento delle tasse. Infatti, onde evitare di spingere la Chiesa e le altre confessioni a correr dietro ai ricchi, attività molto faticosa e poco redditizia, si pensò bene di prelevare l'obolo al gemellato Vaticano direttamente dai portafogli dei soliti noti: pensionati e lavoratori dipendenti, i cui contributi costituiscono la bellezza dell'82% dell'8 per Mille. Anche perché quando è tutto scritto in busta paga non si può scappare.

Ora, come funziona il meccanismo? Il 60% degli italiani in realtà non sceglie di dare l'8 per Mille alla Chiesa Cattolica, ma il meccanismo proiettivo fa sì che la volontà di poche firme decida per tutti. Così chi non esprime esplicitamente una scelta diversa nella dichiarazione dei redditi, finisce comunque per dare i suoi soldi al Papa.
Lo Stato si prende il suo misero 10%, qualche spicciolo alle religioni degli dei minori e alla Cei va il 90% del computo generale.
E chi destina l'8 per Mille ai porporati sa cosa ne fa la Chiesa di quel denaro?
La maggior parte dei fedeli si fida ciecamente. Bravi.
Se un fedele non si fida che fedele è? (la metafora delle pecore è sempre stata molto calzante, sin dai tempi di Gesù Cristo).
Del resto vedendo gli spot in tv (avete presente? "con l'8 per mille alla Chiesa Cattolica avete fatto molto, per tanti") Satana in persona si commuoverebbe.
Nella realtà dei fatti, che non sempre corrisponde al mondo fantasy delle televisioni, la ripartizione è:
  • 20% per la carità. Ripeto: 20%. Una percentuale da capogiro se stessimo parlando di saldi fuori stagione;
  • 35% per il sostentamento del clero, perché giustamente non di solo Spirito Santo vive un uomo;
  • 45% per le esigenze di culto.
Oltre a queste voci poi c'è una serie di fondi a discrezione, che ad esempio nel 2008 ammontavano a 80 milioni di euro.
La Cei spende 9 milioni di euro ogni anno per la pubblicità.
Dopo il terremoto a L'Aquila ha stanziato 5 milioni di euro, per Haiti 2 milioni.
Nel 2009 la Chiesa ha percepito tramite l'8 per Mille 1 miliardo e 9 milioni di euro, quando nel '90 erano stati 210 milioni, senza che vi sia stato un sostanziale aumento dei cittadini che scelgono liberamente le Vie del Signore (quello vestito di bianco che gira in limousine, dell'altro ormai si sono perse le tracce da tempo immemorabile). Il sistema-Tremonti basato sul gettito complessivo di Irpef funziona.

Lo Stato, da par suo, non fa pubblicità per il suo 8 per Mille che, almeno secondo regolamento, dovrebbe essere destinato per la fame nel mondo, le calamità naturali e spesso anche per la manutenzione di beni ecclesiastici (che giustamente sono patrimonio artistico della nazione, soprattutto quando sono da restaurare), anche se poi a ben vedere nel 2004 servì a finanziare la missione militare, di pace pardon, in Iraq. Insomma non si impegna granché per fare concorrenza, anzi.

Quindi grazie ad un meccanismo proiettivo i discepoli decidono per tutti, e magari un ateo, un buddhista, un adoratore del Dio Po, si ritrova a donare, magari anche a sua insaputa, una parte del suo stipendio o pensione a San Pietro. E' l'idea tutta italiana di Stato laico, bellezza.
E questi cittadini perché non scelgono? Probabilmente perché poco informati. E molto probabilmente perché tutto sommato pensano che la Chiesa li userà comunque per opere di bene.

La Chiesa Cattolica che non è formata esattamente da francescani, se volesse fare opere di bene, potrebbe benissimo disporre dei soldi che ha. Lo Stato del Vaticano, che detto tra parentesi non avrebbe ragione di esistere, ha 3 bilanci:

  • la Santa Sede, con 2700 dipendenti;
  • lo Stato Vaticano, che comprende 1800 lavoratori, il funzionamento della giustizia e della sicurezza, e i musei;
  • e l'Obolo di San Pietro, cioè le offerte personali al Papa, che nel 2008 ammontavano a 75 milioni di dollari, in diminuzione rispetto all'anno precedente ma che restano una cifra mica da ridere.

E' curioso notare che il Vaticano non ha un sistema tributario e che la maggiore entrata sono i Musei Vaticani.
Come se non bastasse per condurre una vita il più possibile vicina al Vangelo, Propaganda Fide, il ministero vaticano che coordina le missioni nel mondo, dispone di un patrimonio immobiliare del valore di circa 8 miliardi di euro che comprende anche alcuni palazzi molto rinomati nel centro di Roma, in cui sono affittati appartamenti a noti bisognosi come Bruno Vespa, Augusto Minzolini, Cesara Buonamici, Innocenzi, Vito Riggio presidente della Enac: non sembra sufficiente essere benestanti per poter abitare lì, bisogna anche far parte della classe dirigente.

Ciliegina sulla torta, lo Ior, la banca-non-banca ma istituto che però si comporta come una banca italiana anche se sarebbe estera, che non ha mai rispettato le convenzioni internazionali antiriciclaggio e da trentacinque anni viola ogni regola effettuando movimenti anonimi su conti segreti.

Insomma la Chiesa Cattolica non ha bisogno di essere aiutata dallo Stato, o quantomeno se in passato l'affaire era giustificato dal fatto che la Chiesa suppliva a determinate funzioni assistenziali dove lo Stato non arrivava (per esempio gli asili pubblici gestiti dalle suore), ora questi presupposti sono venuti meno. Per cui che se la mantengano i fedeli se vogliono. Perché mai un ateo dovrebbe contribuire al "sostentamento del clero" e alle "esigenze di culto" di un ente che dispone di un patrimonio immenso, paradiso fiscale annesso?

La Chiesa Valdese per esempio, non utilizza i suoi fondi per attività religiose, ma esclusivamente per interventi sociali e culturali, e ogni anno pubblica un resoconto dettagliato dei progetti finanziati.
La religione ha dei costi? Pagateveli!