lunedì 26 luglio 2010

L'ossimoro sudafricano: correptive rape

In occasione dei tanto attesi e alquanto deludenti mondiali di calcio, la Rai ha inviato una squadra di telecronisti, pseudotelecronisti, calciatori in pensione e opinionisti vari per raccontare meglio la realtà di questo grande evento. Peccato che di partite se ne sian viste la metà della metà e di servizi sulla fantomatica realtà degli abitanti di Johannesburg e dintorni neanche l'ombra.
Recentemente sono rimasta incuriosita da un articolo pubblicato su Certi Diritti e ho scoperto un paio di cose sul Sudafrica.
Il Sudafrica ha una delle Costituzioni più liberali e avanzate al mondo in tema di diritti civili: approvata nel 1995, la sua Carta Costituzionale è frutto di una rivoluzione nata da un sentimento di rifiuto del razzismo e dell'apartheid. Ma se c'è stata la liberazione della popolazione nera da una situazione di discriminazione, non c'è stato un cambiamento per quanto riguarda lo status di povertà in cui milioni di persone vivono tuttora.
Nel 2006 il Sudafrica è stato il primo Paese africano a legalizzare il matrimonio tra omosessuali, quando nel continente l'omosessualità è considerata reato in 38 Paesi su 53 e ancor di più è un crimine contro la cultura e la religione. I pregiudizi restano, soprattutto nelle periferie delle metropoli, e le donne che ora sono più libere e garantite dalle leggi diventano facili bersagli; si calcola che ogni anno in Sudafrica vengono stuprate 500mila donne, una ogni 20 secondi. Secondo i dati di ActionAid a Città del Capo ogni settimana vengono aggredite almeno dieci lesbiche, che subiscono il cosiddetto "stupro correttivo", la definizione obbrobriosa che è stata affibbiata a quella categoria di violenze mirate a cambiare l'orientamento sessuale della vittima.
Negli ultimi anni a Johannesburg sono state denunciate almeno trenta violenze terminate con l'omicidio della donna, ma solo in uno dei due casi in cui il tribunale ha celebrato un processo ha emesso sentenza di condanna. Inoltre le aggressioni reali sono molte di più, ma la vittima quando sopravvive ha difficoltà a denunciare il suo stupro per paura, e purtroppo anche questo diventa un altro mattone sul muro dell'impunità dei criminali. Per questo è nata la campagna "1 of 9" per sostenere le donne che decidono di perseguire giuridicamente il loro aguzzino.
Ad accendere i fari dei media su questa drammatica situazione sono stati due fatti particolarmente eclatanti.
Il 7 luglio 2007 Sizakele Sigasa e Salome Masoa, due note attiviste lesbiche sono state trovate stuprate e uccise a colpi d'arma da fuoco. Da qui ebbe inizio la campagna di sensibilizzazione degli stupri correttivi che prese il nome della data dell'omicidio: 7/7/7.
Il 28 aprile 2008 Eudy Simelane, capitana della nazionale femminile di calcio e attivista per i diritti LGBT è stata trovata seminuda uccisa con venticinque coltellate al volto, al torace e alle gambe. Dei quattro arrestati uno ha confessato ed è stato condannato a trent'anni per l'omicidio, e il giudice ha escluso la rilevanza dell'orientamento sessuale della vittima nel caso.
Phumi Mtetwa, militante lesbica, ha detto in un'intervista:
"Negli anni '80 a Kwa-Thema costruimmo il più vibrante e coraggioso movimento gay del continente, oggi un omosessuale a Kwa-Thema deve temere per la propria vita. Non solo: di fatto non sempre sono noti e dichiarati i tuoi gusti sessuali, quindi se sei una donna per evitare rischi dovrai vestirti in modo inequivocabilmente femminile, e viceversa. Stiamo vivendo una torsione di 180 gradi rispetto alla tolleranza degli anni della lotta."
Sembra quasi che, finita la rivoluzione, è andato via via disgregandosi quel collante costituito dalla lotta antirazzista che avrebbe dovuto guidare il Sudafrica alla realizzazione del sogno di Mandela "uno Stato non razzista, non sessista". Il passaggio da una società controllata a una società libera ha invece portato a situazioni paradossali: dalla costosa preparazione ai Mondiali di calcio alla devastante povertà della popolazione, dall'emancipazione della donna al controllo del suo corpo per ristabilire i ruoli nella società, dal matrimonio omosessuale legalizzato dal governo agli stupri correttivi commessi ogni giorno che restano impuniti. Spente le luci degli stadi cosa resterà?

E così castelli di sabbia scivolano nel mare...
And so castles made of sand slips into the sea, eventually - Jimi Hendrix

1 commento:

  1. Cosa resterà? Chiedere a Galeazzi e Costanzo ma soprattutto a Zazzaroni

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