lunedì 19 luglio 2010

Arriba Argentina! Italia in alto mar



Argentina, 15 luglio 2010. Il giorno dopo l'anniversario della presa della Bastiglia, l'Argentina diventa il primo Paese dell'America Latina a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nonostante la fortissima opposizione di organizzazioni cattoliche che hanno manifestato duramente contro la proposta già approvata dalla Camera a maggio, il Senato ha approvato per 33 sì contro 27 no, la legge che, con una piccola modifica del codice civile dove non si parlerà più di "marito e moglie" ma di "contraenti", permetterà alle coppie omosessuali di sposarsi. Come era avvenuto in Spagna nel 2005: "un piccolo cambiamento nella lettera che porterà un grande cambiamento nella vita di migliaia di nostri compatrioti. Stiamo ampliando le opportunità di felicità per i nostri vicini, per i nostri colleghi di lavoro, per i nostri amici e per i nostri famigliari, e allo stesso tempo stiamo costruendo un paese migliore, perché una società migliore è quella che non umilia i suoi membri", Zapatero dixit. Per la prima volta l'Argentina ha votato per un provvedimento che tutela le minoranze e che nasce dalla consapevolezza di un cambiamento nella società argentina che presenta nuovi modelli di famiglia, cui è necessario garantire certi diritti. L'Argentina entra a far parte quindi dei 10 Paesi che hanno legalizzato le nozze gay: Olanda, Belgio, Spagna, Canada, Africa del sud, Norvegia, Svezia, Portogallo e proprio recentemente l'Islanda.

E l'Italia? Una sentenza della Corte Costituzionale ha da poco sottolineato l'assenza di una legislazione che tuteli i diritti delle coppie omosessuali, diritti fondamentali che devono essere riconosciuti pienamente, nel rispetto dei principi di uguaglianza e libertà espressi nella Costituzione che stabilisce il diritto di sposarsi e costituire famiglia a tutti i cittadini. I politici italiani sono ancora fossilizzati nella difesa dei cosiddetti valori cattolici del Vaticano, grazie anche alle logiche clientelari che regolano i rapporti Stato-Chiesa, ma quel che è peggio è che al momento sono totalmente disinteressati a questi argomenti, non comprendendo l'esigenza di un intervento in materia. Considerando che l'unica proposta depositata in Parlamento è quella per una legge contro l'omofobia che aumenti le pene per reati di discriminazione per l'orientamento sessuale, che i famosi DICO non furono mai approvati e quindi non esiste alcuna legge che tuteli le coppie di fatto, che vogliamo definirci uno Stato laico ma stiamo ancora a discutere sul crocifisso-sì-crocifisso-no e dobbiamo sentire l'opinione di almeno un vescovo su qualsiasi tema toccato in tv... quanto bisognerà aspettare in Italia perché anche una coppia di ragazzi o di ragazze possa decidere di sposarsi e vivere felici e contenti/e?
Se non si comincia a stabilire l'uguaglianza da un punto di vista giuridico, come la si può stabilire nella società?

Articolo di Stefano Rodotà
Dichiarazione di Sergio Rovasio, segretario dell'Associazione Radicale Certi Diritti


2 commenti:

  1. Credo (ottimisticamente parlando) che in Italia non saranno mai riconosciute le coppie omosessuali.

    Tuttavia c'è un'opzione: bombardare il Vaticano.

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  2. Per cominciare basterebbe un riconoscimento delle unioni civili, qualcosa come i Pacs in Francia, almeno...
    Non basterebbe distruggere il Vaticano, bisognerebbe bombardare anche il Parlamento, c'è bisogno di un ricambio totale della classe politica, questi si fanno solo gli affari loro. Sono vecchi, di età e di testa, non possono programmare il futuro dell'Italia

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